Si è svolto al Megaro Maximou, l’edificio in stile neoclassico, che ospita la sede del governo, l’incontro tra i tre rappresentanti della Troika (UE, BCE e FMI) e il nuovo esecutivo di Antonis Samaras. Poco prima del vertice aveva giurato il neo-ministro alle Finanze, Giannis Stournaras, alla presenza sia del premier che del capo dello stato, Carolos Papoulias.
Obiettivo del faccia a faccia è stato la verifica del processo di risanamento e delle nuove misure che Samaras intende attuare. Stournaras, stimato economista liberale, ha rassicurato i tre funzionari sul fatto che la Grecia non chiederà nulla ai suoi creditori, prima di rimettersi in carreggiata, ammettendo che per alcuni aspetti, Atene è andata fuori strada sul fronte del risanamento.
Il premier ha, invece, cercato di convincere la Troika sull’attenuazione dei tagli alle pensioni e agli stipendi, perché ciò non avrebbe, a suo parere, un effetto positivo sull’economia ellenica, al suo quinto anno di recessione. In particolare, Samaras intende evitare il licenziamento di 15 mila impiegati pubblici entro l’anno, come parte di un più ampio pacchetto di licenziamenti per 150 mila impiegati pubblici entro il 2015.
Il governo avrebbe dimostrato consapevolezza delle criticità del sistema-Paese, in particolare, per i capitoli dell’evasione fiscale (20% del pil) e dell’inefficienza della Pubblica Amministrazione.
Samaras e la sua maggioranza di larga coalizione dovranno cercare di convincere i creditori che la Grecia è pronta ad attuare le misure giuste, senza cui non avrebbe la possibilità di accedere alla nuova tranche di aiuti per 31,5 miliardi. In cassa, Atene ha solo 2 miliardi, che svanirebbero nel giro di poche settimane, lasciando spazio solo alla dichiarazione successiva di default.
Dura l’opposizione in Parlamento e nel Paese di Syriza, la sinistra radicale, che alle scorse elezioni del 17 giugno ha quasi sfiorato la vittoria, battendosi per una revisione forte del Memorandum. In questa prima fase, invece, Samaras non starebbe avanzando pretese sulla rinegoziazione del Mou, forse in attesa di ricevere i nuovi e indispensabili aiuti, scongiurando un loro rinvio. Entro luglio dovranno, quindi, essere approntate nuove misure per risanare i conti di 11,6 miliardi, circa il 5% del pil.