Oggi, il ministro delle Finanze, Evangelos Venezilos, volerà a Bruxelles per la riunione dell’Eurogruppo, in cui sarà affrontato il nodo della Grecia.
Si presenterà dinnanzi ai colleghi europei con un accordo a metà, dato che i tre partiti che sostengono l’esecutivo non hanno trovato un’intesa su tutti i punti richiesti dalla Troika (UE, BCE e FMI), necessari per sbloccare il nuovo piano di aiuti da 130 miliardi.
Tuttavia, rassicura Venezilos, il taglio alle pensioni integrative è l’unico punto su cui non c’è ancora accordo, sperando che Bruxelles dia finalmente il via libera agli aiuti. E da Atene, il leader del partito conservatore, Antonis Samaras, ha affermato che già oggi i partiti torneranno a incontrarsi per cercare un accordo.
Se l’Eurogruppo si esprimerà in favore del piano di austerità presentato dal governo greco, Atene avrà un anno in più, fino al 2015, per ottenere un avanzo primario di 4,5 miliardi, pari al 2% del pil, mentre le misure appena concordate dovrebbero portare a un maggiore risanamento per 10 miliardi nel triennio 2013-2015.
Alcune indiscrezioni parlano di un taglio dei salari minimi del 22%, oltre a ulteriori misure di contenimento permanente della spesa pubblica.
Per il governo Papademos è lotta contro il tempo. Entro il 13 febbraio, infatti, dovrà essere trovato anche un accordo con i creditori dell’Institute of International Finance, che possiedono 206 miliardi di euro di debito ellenico. Senza un’intesa entro quella data, non ci sarebbero i tempi tecnici per arrivare allo sblocco degli aiuti e la scadenza del bond da 14,4 miliardi del 20 marzo prossimo sarebbe a rischio, scatenando di fatto il default.
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