Non si è ancora trovato l’accordo all’interno della composita maggioranza ad Atene per il varo del piano di austerità da 13,5 miliardi. Ieri, in una dichiarazione drammatica in TV, il premier Antonis Samaras ha chiesto agli alleati coraggio per salvare la Grecia. Nelle stesse ore, sia il leader socialista Evangelos Venizelos che quello dell’estrema sinistra Foutis Kouvelis si dichiaravano contrari all’approvazione del pacchetto di riforme sul lavoro, chiesto dalla Troika.
Se un’intesa non sarà trovata entro breve, non arriveranno in Grecia i 31,5 miliardi di nuovi aiuti, senza cui “la Grecia farà la fame”, per utilizzare le parole di ieri di Samaras. E le casse del Paese rischiano di trovarsi vuote tra meno di quattro settimane, per cui il tempo stringe.
La maggioranza può ancora contare su 176 deputati su 300, dopo la fuoriuscita di due deputati, uno dai conservatori e l’altro dalla sinistra radicale. Tuttavia, molti temono che si stia andando verso uno sfaldamento progressivo, a causa della crescente insofferenza della popolazione.
Intanto, il quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung ha riportato la notizia per cui la Troika (UE, BCE e FMI) avrebbe di fatto già concesso alla Grecia due anni di tempo in più per riportare il deficit sotto il 3% del pil. Non più, dunque, al 2014, bensì al 2016. La misura comporterebbe nuovi aiuti per 15-18 miliardi.
In più, sarebbero attenuate anche le privatizzazioni, da effettuarsi per 8,8 miliardi di euro entro il 2015 e non più per 19 miliardi. Rinvio in vista anche per la riforma del mercato del lavoro, che la sinistra non vuole votare in alcun modo, essendo determinante per la sopravvivenza del governo.
Le misure in via di approvazione al Parlamento prevedono risparmi su pensioni, stipendi pubblici e sanità, nonché ammorbidimenti delle leggi sui licenziamenti privati ed altre riforme necessarie alla crescita.