Ancora una battuto di arresto per le privatizzazioni in Grecia. Il governo di Atene ha comunicato di non avere ricevuto alcuna offerta per la società di gas naturale Depa, dopo che il colosso energetico russo Gazprom si è ritirato. Soddisfazione, invece, è stata espressa per Desfa, che ha ricevuto un’offerta dalla società statale dell’Azerbaijan, Socar. I russi avevano espresso grande interessamento per la società statale ellenica, ma Atene ritiene che siano stati costretti alla ritirata per la bocciatura dell’Antitrust europeo, il quale temeva che Gazprom avrebbe avuto così una posizione dominante sul mercato del gas del Vecchio Continente. Al contrario, da Mosca fanno sapere che il ritiro sarebbe frutto di un’analisi finanziaria e dei relativi timori che la Depa possa andare incontro a un deterioramento.
Il rischio è che gli introiti previsti dalle privatizzazioni siano destinati ancora una volta ad essere rinviati e ridimensionati. Inizialmente erano stati fissati da Bruxelles a 50 miliardi di euro, circa il 20% dell’attuale pil ellenico, salvo scendere ad appena 11,1 miliardi entro il 2016 e a 25 miliardi entro il 2020. Nessun termine, invece, è stato ancora previsto per il raggiungimento di quota 50 miliardi.
Solo quest’anno, poi, la Grecia dovrebbe incassare 2,6 miliardi, oltre un punto percentuale di pil, quando il caso Depa dimostrerebbe le forti difficoltà a fare cassa.
Adesso, Atene dovrà sperare nella buona riuscita della cessione di altri asset, per cui il premier Antonis Samaras si è spinto a incontrare anche i vertici del governo cinese, nella considerazione che il paese possa essere oggetto d’interesse di quanti vorrebbero farne la porta d’accesso per l’Europa.