Il governo di Lucas Papademos ha annunciato che alla fine della giornata di ieri avevano dato il loro assenso all’offerta proposta dalla Repubblica Ellenica sul concambio tra vecchi e nuovi titoli di stato creditori privati per 172 miliardi dei 206 miliardi di obbligazioni pubbliche, di cui 152 miliardi sono stati quelli emessi sotto il diritto greco.
Pertanto, la percentuale di partecipazione è stata dell’85,8%, inferiore a quel livello minimo preteso da Atene del 90%. Tuttavia, il governo ellenico ha annunciato che si avvarrà delle clausole per fare scattare l’adesione obbligatoria anche per tutti gli altri creditori che hanno sottoscritto bond di diritto greco. Ciò comporterebbe un livello di partecipazione del 95,7%.
Allo stesso tempo sarà offerta la possibilità anche a coloro che non hanno aderito, possessori di bond sotto la legge internazionale, di farlo entro la data prorogata del 23 marzo.
Ciò che è certo è che al momento la Grecia avrebbe già circa 90 miliardi di debito in meno, per via dello “swap” che riduce del 53,5% il valore nominale di rimborso dei vecchi titoli. L’operazione era preliminare alla ricezione degli aiuti da 130 miliardi varati da Bruxelles.
Come segnale di fiducia, la BCE ha deciso di accettare nuovamente i titoli di stato greci come collaterale, mentre già ieri lo spread tra i nostri BTp e i Bund tedeschi sul decennale era al di sotto dei 300 punti base, risultato che non si raggiungeva da oltre sei mesi.
Dovrebbe ora essere imminente lo sblocco della prima tranche dei nuovi aiuti, in vista della scadenza di un bond da 14,4 miliardi che Atene deve rimborsare il 20 marzo.
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