La politica monetaria del Giappone resterà molto espansiva anche dopo la fine del primo biennio di attuazione. Lo ha affermato il governatore della Bank of Japan, Haruhiko Kuroda, in un’intervista concessa al Financial Times. Kuroda ha detto che l’obiettivo resta un’inflazione annua al 2%, ma che poi non dovrà scendere all’1% o anche meno, bensì tenersi stabile su quel target, altrimenti non sarebbe una buona cosa. Per questo, le misure ultra-accomodanti messe in atto dalla primavera di quest’anno potrebbero proseguire oltre il limite previsto. I provvedimenti del governo e della BoJ consistono nel raddoppiare la base monetaria in due anni, iniettando liquidità aggiuntiva per 70 mila miliardi di yen all’anno.
Una ripercussione di questa politica si potrebbe avere nel tasso di cambio tra lo yen e le altre valute. Infatti, già quest’anno lo yen ha perso il 19% contro il dollaro e il 24% contro l’euro. Per questa via, il Giappone intende aumentare le esportazioni e migliorare la propria economia.
Secondo il consensus Bloomberg, lo yen si potrebbe portare a quota 108 entro i prossimi 12 mesi, mentre un’analisi di Merrill Lynch prevede che, addirittura, il tasso di cambio sprofondi fino a quota 110-115 contro il biglietto verde.
Il Giappone sta vivendo un anno di crescita del pil, ma con un rallentamento che prosegue da trimestre in trimestre. Si è passati, infatti, a una crescita annua del 4% del primo trimestre, a una del 3,8% nel secondo e a un appena +1,1% del periodo luglio-settembre.
Sale, invece, il tasso d’inflazione, che a novembre si attestava su base annua all’1,1%, mentre i rendimenti decennali sui bond sovrani, i Jgb, sono appena dello 0,70%.