L’agenzia di rating Fitch ha declassato ieri sera il debito italiano, subito dopo la chiusura delle borse. Il giudizio dell’agenzia sui nostri titoli di stato è passato da AA- ad A+. Con tale decisione, Fitch si adegua alle valutazioni delle altre due agenzie Standard & Poor’s e Moody’s, pur confermando un rating di un gradino superiore. S&P assegna il rating A e Moody’s Aa2 al nostro debito. Anche per quanto riguarda il debito di breve termine, il giudizio di Fitch viene tagliato di un gradino, passando da F1+ a F1.
Inoltre, l’agenzia ha anche mutato l’outlook da stabile a negativo, dopo cinque anni. Nella nota emessa, vengono spiegate le ragioni di tale “downgrade”, il terzo in tre settimane, che dovrebbe essere l’ultimo, almeno per una fase più o meno lunga.
Il problema principale resta il rifinanziamento, le cui condizioni si sono inasprite, in conseguenza del deteriorarsi della situazione sui mercati finanziari. In più, si mette in luce la titubanza del governo, che avrebbe sfiduciato gli investitori. Tuttavia, si mettono in luce gli aspetti positivi dei nostri titoli, la cui solvibilità, sostiene Fitch, non è in discussione.
La posizione italiana resterebbe, inoltre, forte nei confronti anche di altri stati con rating più alti e si guarda con fiducia al raggiungimento dei target fiscali fissati dal governo, come il rapporto tra deficit e pil al 3,9%, concordato per quest’anno con Bruxelles.
Come abbiamo avuto modo di vedere con i declassamenti di S&P e Moody’s, la reazione delle borse è stata di indifferenza, addirittura, Piazza Affari chiudendo in positivo, poichè la valutazione dei mercati dei nostri bond governativi aveva già scontato un rating più basso e, pertanto, il peggio dovrebbe essere alle nostre spalle.
Detto in altre parole, le agenzie di rating si sarebbero adeguate alla valutazione dei mercati e non viceversa.
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