Il governatore della BCE, Mario Draghi, ha comunicato alla conferenza stampa di ieri pomeriggio che l’istituto centrale ha lasciato invariati allo 0,75% i tassi di riferimento per l’Eurozona.
Il suo era un discorso atteso, perché se non c’era dubbio da parte degli analisti sull’assenza di sorprese in politica monetaria, molti attendevano di ascoltare le sue parole per cercare di scrutare le future mosse di Francoforte. E il governatore ha ribadito ancora una volta che la BCE non anticipa le misure da adottare, mentre ha lasciato intravedere la possibilità di un taglio futuro dei tassi.
Il quadro economico riassunto da Draghi è peggiore delle ultime stime di dicembre. Se l’inflazione dovrebbe scendere dall’1,8% all’1,6% di quest’anno e all’1,3% del 2014, il pil dovrebbe scendere dello 0,5% quest’anno, per crescere solo dell’1,3% l’anno prossimo.
Numeri che implicano possibili nuovi stimoli monetari da parte di Francoforte, il cui obiettivo unico è la salvaguardia della stabilità dei prezzi, indicata in un tasso annuo d’inflazione del 2% massimo. Ciò induce a ritenere che ci possano essere spazi per tagliare ancora i tassi, per quanto la mossa venga giudicata inutile ai fini dello stimolo della crescita negli stati del Sud dell’Area Euro.
Ma il dato importante del discorso di Draghi è stato anche il riferimento alla situazione in Italia, quando il governatore ha spiegato che i mercati non si lasciano spaventare dallo scenario elettorale italiano, come fanno i politici e la stampa. E dopo una fase scontata di eccitamento, ha aggiunto, i mercati si sono riportati alla fase pre-elettorale.
Le parole di Draghi hanno avuto un impatto positivo sulle borse, con Milano che ha chiuso a +0,3% e lo spread BTp-Bund sceso a 309 punti base.