Chi si attendeva un taglio dei tassi di riferimento della BCE è andato deluso. Ieri, dopo la riunione mensile del board, il governatore Mario Draghi ha annunciato che i tassi restano a giugno all’1%, ma ha anche aperto alla possibilità che vi siano spazi per eventuali tagli nel breve termine. Non solo. Il governatore ha preso atto pubblicamente che il mercato interbancario dei prestiti non starebbe funzionando e anche per questo ha prolungato fino a tutto l’anno in corso la messa a disposizione di liquidità illimitata in favore delle banche.
Grazie all’annuncio di misure in grado di rispondere alla situazione economica sfavorevole, i mercati hanno reagito piuttosto positivamente al mancato taglio dei tassi, perché le attese adesso sono per un taglio dello 0,25% a luglio, molto probabile se a giugno si avvertirà un rallentamento nella crescita dei prezzi, nonché per una terza asta Ltro.
Quest’ultimo meccanismo consiste nel concedere prestiti alle banche fino a 3 anni al tasso dell’1%. Si tratta di una forma inedita e lunga di erogazione di credito, introdotta per la prima volta da Draghi a fine dicembre e poi ribadita a fine febbraio e che hanno portato nelle casse delle banche dell’Eurozona oltre mille miliardi di euro.
Secondo il governatore, questo flusso ingente di denaro avrebbe evitato l’insorgere di altri problemi. Una riflessione, che mira ad allontanare le critiche di quanti vi hanno visto un fallimento, non essendo arrivata nemmeno una minima porzione di tale denaro in favore dell’economia reale, tramite crediti a famiglie e imprese.
Tuttavia, Draghi precisa che il problema europeo non sta nella politica monetaria e rispondendo indirettamente alla Casa Bianca, che vede nell’Europa la causa della frenata dell’economia anche negli USA, respinge le accuse al mittente, chiarendo che l’America sarebbe parte del problema.
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