Non è andata bene l’ultima asta dei BTp del Tesoro. Se martedì c’era stata una sorpresa positiva per l’esito dei BoT semestrali, le cose non sono andate nella stessa direzione per i titoli a 5 e 10 anni. I BTp con scadenza giugno 2018 hanno registrato, addirittura, un rialzo dei tassi al 3,65% dal 3,59% di febbraio. Ne sono stati collocati 3,91 miliardi, quasi ai massimi della forchetta fino a 4 miliardi. Scarsa anche la domanda, con il rapporto di copertura scivolato da 1,66 di un mese fa a 1,22 di ieri. I BTp con scadenza maggio 2023 hanno registrato, invece, un rendimento medio lordo in discesa al 4,66% dal 4,83% di febbraio. A fronte dei 3 miliardi offerti dal Tesoro, le richieste sono state complessivamente di quasi 4 miliardi, con un bid-to-cover ratio di 1,33, in frenata dall’1,65 precedente.
E dire che nella mattinata di ieri gli analisti si attendevano un rendimento medio lordo per i quinquennali intorno al 3,30%, ossia in linea con l’andamento sul “grey market”.
La delusione ha pesato, quindi, anche sul secondario, con lo spread schizzato a 350 punti base, ossia ai livelli massimi del dopo-elezioni, con i BTp decennali a rendere intorno al 4,77%.
Oggi, lo spread dovrebbe risentire di due fattori importanti: l’esito delle consultazioni politiche di Bersani, che salirà al Colle per riferire al capo dello stato e la riapertura delle banche cipriote, con il timore di un assalto ai bancomat e agli sportelli, dopo una chiusura di due settimane. Elementi che vanno nella direzione di acuire le tensioni, quindi, che potrebbero ripercuotersi negativamente sui mercati finanziari, determinando un allargamento del divario BTp-Bund.