Il consiglio dei ministri ha sbloccato ieri 40 dei circa 70 miliardi di debiti che la Pubblica Amministrazione ha nei confronti delle imprese. Un provvedimento, che arriva dopo l’apertura della Commissione Europea, anche se restano ancora tanti nodi da sciogliere. Lo sblocco non sarà, anzitutto, così rapido come potrebbe apparire. Metà della somma dovrebbe essere onorata nella seconda metà dell’anno, mentre i restanti 20 miliardi nel 2014. Nulla è stato sancito, invece, sul resto del debito che le amministrazioni pubbliche hanno verso il mondo delle imprese. Ma per effetto di tale sblocco, secondo il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, il rapporto deficit/pil dovrebbe crescere dello 0,5% su quanto precedentemente previsto. Quest’anno dovrebbe attestarsi al 2,9% e non al 2,4%, mentre l’anno prossimo all’1,7% e non all’1,3%.
Il problema è come reperire le risorse necessarie per fronteggiare tale emergenza. Anzitutto, è stato stato stabilito che per consentire agli enti locali di onorare i propri debiti, il patto di stabilità interna verrà loro allentato. Ma si tratta di una cifra minoritaria. Solo una decina di miliardi sui suddetti 70 sarebbero da accollare a regioni, province e comuni.
Quanto al debito dello stato centrale, la soluzione più credibile dovrebbe consistere in un aumento delle emissioni di titoli pubblici, ossia BoT e BTp. Una misura, tuttavia, che rischia di gravare seriamente sugli oneri del debito, in quanto tali nuove emissioni si sommeranno ai già 410 miliardi di euro di collocamenti previsti in corso d’anno.
Esclusa la possibilità di ricorrere alla Cassa depositi e prestiti, perché trattandosi di un soggetto di diritto privato, per quanto parzialmente controllato dal Tesoro, si darebbe vita a una forma macchinosa di rimborso dei debiti, con lo stato che rimarrebbe esposto verso la Cdp.