Ancora incertezza attorno alla tragedia che si sta consumando in Grecia. Domenica sera, il Parlamento di Atene ha approvato il nuovo piano di austerità imposto dall’Europa, per complessivi 3,3 miliardi di euro, tra proteste furenti di piazza e uno sfilacciamento dei due principali partiti della grande coalizione che sostengono il governo. Socialisti e conservatori hanno espulso 43 deputati in tutto per il loro no alle misure.
Le violenze per le strade della capitale sono state così imponenti da portare anche il governo tecnico di Lukas Papademos alle dimissioni, anticipando il voto ad aprile.
E oggi si sarebbe dovuta tenere una riunione a Bruxelles per decidere se sbloccare i nuovi aiuti per 130 miliardi, che consentirebbero alla Grecia di evitare il default. Invece, il vertice è stato ridotto a una semplice teleconferenza, in quanto i leader europei nutrirebbero ancora dubbi sulle misure adottate da Atene, in particolare, mancherebbero all’appello 325 milioni da coprire nel 2012.
Pertanto, ancora una volta i nuovi aiuti sarebbero a rischio e il fattore tempo sarà essenziale. Il prossimo 20 marzo scade un bond da 14,4 miliardi che la Grecia non sarebbe in grado di ripagare senza liquidità aggiuntiva. Inoltre, gli stessi creditori potrebbero non accettare l’intesa sull’“haircut” dei loro bond, qualora intuissero che si andrebbe comunque verso una bancarotta.
A volere fare presto, la rata del maxi-prestito della Troika (UE, BCE e FMI) non arriverebbe prima di almeno tre settimane, ma allungandosi tale tempo, si rischia di dovere fare scattare il default il 20 marzo. E l’ennesimo rinvio europeo ha tutto il sentore di chi ritiene che ormai non ci sia nulla da fare per salvare Atene e tanto vale farla fallire.
Puoi votare l'articolo anche qui, gli articoli precedenti qui.