Mentre la discussione e sul se e quando la Grecia uscirà dall’Eurozona, i rendimenti sui nostri titoli di stato sono schizzati a livelli altissimi, pari a quelli che avevamo ben 15 anni fa, quando ancora non era nemmeno certo che saremmo entrati nell’Area Euro. Lo dicono i grafici, che mostrano una situazione da un lato allarmante sul nostro stato di crisi, dall’altro evidenziano un’anomalia interessante da analizzare.
Nel 1997, l’Italia pagava sui suoi BTp a dieci anni un rendimento medio del 6,1%, mentre la Spagna al 5,9%. Francia, Portogallo e Irlanda seguivano a ruota con un rendimento medio tra il 5,5 e il 6%. Insomma, eravamo tutti vicinissimi. Ma stupiscono i tassi tedeschi, che sui Bund decennali erano del 5,5%. Detto in altri termini, lo spread pre-euro era di 60 punti base. Quasi nulla.
Certo, si dirà che tale divario molto basso fosse dovuto proprio al fatto che l’Europa si stesse avviando alla costruzione della moneta unica. Per questo, è importante un raffronto con il 1993. I BTp a 10 anni rendevano il 10,8%, i corrispondenti Bund il 6,5%, ma gli Oat francesi il 6,45%. Sembra davvero strano, ma nel 1993 i “benchmark” di riferimento erano i titoli francesi, non quelli tedeschi. E lo spread BTp-Bund era di 430 punti base, ossia lo stesso attualmente registrato sui mercati. Sono diversi, però, i valori assoluti. L’Italia deve pagare intorno al 6% per i suoi BTp decennali, mentre la Germania ha sfondato il suo record minimo anche sotto l’1,4%.
E’ evidente che l’unico stato europeo a beneficiare della crisi dell’euro sia la Germania, che rispetto a uno scenario pre-euro paga dal 4 al 5% in meno sui suoi titoli di stato. Gli altri è come se l’euro non lo avessero più, ad eccezione della Francia, che continua a registrare tassi simili a quelli tedeschi.
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