In questi giorni il prezzo del petrolio continua a volare ai massimi livelli rispetto agli ultimi due anni e mezzo, con il Brent verso quota 120 dollari.
Nella nostra quotidianità vediamo quanto siamo dipendenti dagli idrocarburi prevalentemente vedendo quanto ci sono utili i mezzi di trasporto, ma abbiamo mai pensato quanto sia fondamentale anche per l’agricoltura?
I trattori che arano i campi, li seminano e poi raccolgono? E le mungitrici? Per poi non parlare dei polli che vengono tirati su in batteria (in gabbie dallo spazio minimo) dov’è fondamentale l’uso della luce per le uova che poi arrivano a noi.
Con il noto filmato “Una fattoria per il futuro” (visibile da Youtube) Rebecca Hosking, nota documentarista naturalista inglese, affronta il tema della dipendenza dagli idrocarburi fossili delle filiere agro-industriali contemporanee. Il video è di grande impatto, e narra in forma autobiografica il percorso della stessa autrice alla ricerca di un nuovo modello produttivo della sua fattoria alla luce dell’imminenza del picco del petrolio. L’attuale dipendenza dall’energia fossile e dai derivati petrolchimici avrà presto una fine. In previsione della minore disponibilità di queste risorse è necessario intraprendere una transizione in modo da utilizzare meno energia e, quella che serve, produrla con le fonti rinnovabili.
L’approvvigionamento alimentare nell’attuale è basato su una dipendenza totale e pericolosa dall’energia di origine fossile e dai derivati petrolchimici di varia natura. Dovremo utilizzare meno energia e la frazione rimanente dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili. È opportuno intraprendere questa transizione in modo che sia programmata e graduale, ma nello stesso tempo il più rapidamente possibile. Non pianificare questo passaggio per tempo significa dover affrontare, prima o poi, una caotica situazione di scarsità diffusa di cibo dalle conseguenze drammatiche ed imprevedibili. Fortunatamente nel mondo occidentale si assiste da qualche decennio ad un minore impiego di energia in agricoltura dovuto ad un ridotto uso di fertilizzanti ed antiparassitari. Attualmente sono in forte espansione le aziende biologiche, i mercati contadini e le cooperative di piccoli agricoltori, grazie anche alla maggior informazione ed all’educazione del consumatore che si pongono il problema non solo della provenienza del loro cibo, ma anche quello della qualità.
Il nuovo modello agricolo avrà bisogno di un maggior numero di contadini, di fattorie più piccole e diversificate, di minori processi di trasformazione ed impacchettamento del cibo che dovrà essere prodotto, trasportato e consumato in un ambito prevalentemente locale. Ogni livello della società, le amministrazioni locali ed il governo, le aziende del settore, le comunità dei cittadini ed il singolo individuo, dovrà essere coinvolto in questo processo di transizione. Solo con la consapevolezza e la collaborazione di tutti i componenti della società sarà possibile realizzare questo passaggio epocale ad un sistema agroalimentare indipendente dai combustibili fossili. Le energie rinnovabili stanno progressivamente entrando anche nello specifico agricolo rendendo possibili processi quali la produzione di energia pulita.
Un importante contributo può arrivare dal Vertical Farming. Questa strategia integra, all’interno del contesto urbano, un sistema agricolo indoor utilizzando l’energia, i materiali, lo spazio ed il lavoro in modo eco sostenibile, secondo cinque fondamentali paradigmi: zero emissioni, zero sprechi, zero distanza, zero potenza, zero pesticidi. L’Enea, nella logica di approfondire la teoria nascente del Vertical Farming e verificarne la convenienza tecnico-economica, la specificità e la replicabilità nel contesto socio-economico-ambientale europeo, ha scelto di valutare la rispondenza di tale soluzione agli indirizzi delle politiche comunitarie per il settore agroalimentare.
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