Oggi, il consiglio direttivo della BCE si riunisce per decidere come ogni mese la politica monetaria da seguire. Stando alle previsioni degli analisti, i tassi di riferimento dovrebbero essere mantenuti invariati allo 0,75% per l’Eurozona. Spingerebbe verso questa direzione la stima di un’inflazione che tende ad alzare la testa, contrariamente a quanto era stato previsto fino a poche settimane fa.
Nessuna novità dovrebbe essere annunciata sul fronte anti-spread. Lo scorso 6 settembre, il governatore Mario Draghi aveva annunciato il varo ufficiale di un piano di acquisto di titoli pubblici in difficoltà in quantità illimitate e per scadenze residue da uno a tre anni. Il solo effetto annuncio ha calmierato i rendimenti di BTp e Bonos, malgrado Francoforte non sia mai intervenuta ancora concretamente sui mercati.
Tuttavia, gli spread restano molto alti, con il decennale BTp-Bund a oltre 360 punti base, sebbene lontano dalla soglia dei 500 bp di un mese fa. Da qualche settimana, però, ci si interroga se basti il solo annuncio a fare rientrare le tensioni sui mercati finanziari. Il problema è che molti investitori hanno capito che Italia e Spagna non chiederanno probabilmente aiuto alla BCE e all’ESM, fino a quando non saranno rimosse quelle condizioni stringenti di commissariamento di fatto della politica dei governi, ma che Draghi ha ritenuto essere essenziali sia per ottenere il consenso dei tedeschi (arrivato solo in parte), sia per rendere il piano credibile agli occhi dei mercati stessi.
L’ultimo taglio dei tassi risale a luglio, quando la BCE li ha portati ai minimi storici, passando dall’1% allo 0,75%.