Bitcoin ha toccato nel corso delle ultime sedute una quotazione fino a 900 dollari sull’Mt Gox Exchange, per poi scendere in pochi secondo sopra i 500 dollari, mostrando una volatilità elevatissima, più di ogni altro asset quotato sui mercati. E in Cina, sul BTC China, la moneta elettronica viene scambiata a circa 1.100 dollari, fatto presente che i 6.780 yuan valgono tanto, dato il tasso di cambio di 6,09. Pertanto, il mercato che sempre più sta diventando importante per i Bitcoin è quello cinese, dove il 21% degli scambi tra yuan e altre valute riguarda proprio questa moneta elettronica. In sostanza, Pechino si starebbe premunendo per tutelarsi dalle politiche inflazionistiche perseguite dai governi di mezzo mondo. Al contrario, Bitcoin assicura dall’inflazione, visto che questa moneta viene emessa elettronicamente fino a un ammontare massimo predeterminato e il cui valore dipende da un algoritmo noto a tutti, per quanto complesso.
Gli USA hanno avuto sinora un atteggiamento critico e quasi persecutorio contro i Bitcoin, in quanto l’anonimato garantito a quanti utilizzano questa moneta per i pagamenti in rete ha fatto scattare l’allarme, per cui dietro potrebbero esservi organizzazioni criminali o business illeciti.
Ma per recuperare il tempo perduto, le istituzioni federali stanno ammorbidendo il loro atteggiamento e questa settimana si è tenuta un’audizione davanti al Senato, con il Comitato per la Sicurezza Nazionale che avrebbe confermato i rischi derivanti dalla diffusione di questo metodo di pagamento, anche se la Federal Reserve ha per la prima volta aperto, sostenendo che si tratti di un’opportunità per il futuro, pur ammettendo di essere al di fuori delle competenze per regolare la materia.