Tra i due litiganti, il terzo gode. Si può sintetizzare così quello che starebbe per accadere in Via Nazionale, con il banchiere Lorenzo Bini Smaghi in fortissima pole position per la poltrona di governatore della Banca d’Italia.
Attualmente componente del board della BCE, con la nomina di Mario Draghi a presidente dell’istituto di Francoforte (ieri c’è stato il passaggio di consegne tra l’uscente Trichet e Draghi, appunto), Lorenzo Bini Smaghi non potrebbe sedere più al consiglio della banca centrale, in quanto galateo istituzionale vorrebbe che siano rappresentate tutte le nazioni dell’Eurozona e che uno stato non abbia più di un rappresentante.
Quindi, con l’addio di Trichet a Francoforte, la Francia rimarrebbe senza alcun suo uomo, mentre l’Italia ne avrebbe due. Ma Bini Smaghi era stato parecchio recalcitrante sull’ipotesi di sue dimissioni, appellandosi all’autonomia della BCE dalla sfera politica.
Per evitare l’impasse, pare che il premier Silvio Berlusconi, che ha la responsabilità della nomina del successore di Mario Draghi, abbia proposto proprio il nome del banchiere centrale al presidente Giorgio Napolitano, con cui ieri ha avuto un colloquio.
Non solo: Bini Smaghi sarebbe la quadratura del cerchio, dato che ad oggi il governo si trova spaccato tra lo stesso premier, che ha sempre caldeggiato la soluzione Fabrizio Saccomanni, attuale direttore generale di Bankitalia e Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro, voluto da Tremonti e considerato suo fedelissimo.
La nomina di Bini Smaghi, quindi, supererebbe le divisioni interne alla maggioranza ed eviterebbe uno “strappo” diplomatico con la Francia. E pare anche che il premier non abbia preso per nulla bene la dichiarazione congiunta Bersani-Casini, in cui ieri i due leader chiedevano che Berlusconi rispettasse l’autonomia di Bankitalia. Un modo come un altro, per affermare il loro sostegno a Saccomanni.
L’annuncio ufficiale potrebbe essere dato al prossimo vertice di Bruxelles nel fine settimana, a cui il premier Berlusconi non vorrà presentarsi a mani vuote.
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