Banca Popolare di Vicenza ha varato ieri un aumento di capitale da un miliardo di euro, dopo averne già chiesti 100 milioni ai soci. Lo ha deciso il consiglio di amministrazione, che ha fissato le tappe di tale ricapitalizzazione. Entro giugno, sarà varato un aumento da 700 milioni di euro e riservato agli azionisti, mentre successivamente, entro un anno, sarà effettuato un aumento da 300 milioni per gli investitori esterni.
L’obiettivo è di centrare i parametri minimi imposti dalla BCE e dall’Eba, che dovranno consistere in requisiti patrimoniali solidi e resistenti anche a situazioni di stress. Al momento, la banca ha un Core Tier1 del 9%, ma punta a salire al 12,5% con l’aumento, in modo da attestarsi ai vertici del sistema bancario italiano per solidità, superando anche il 10-11% medio delle banche oggi ritenute più capitalizzate.
Ma c’è un altro obiettivo dietro all’aumento di capitale deciso ieri. Banca Popolare di Vicenza punta alla creazione di un polo bancario del nord est, mirando a rilevare Veneto Banca. In alternativa, potrebbe puntare su Banca Etruria. In questo modo, sarebbe ripristinata una minima autonomia del sistema bancario del Triveneto, dopo l’acquisizione di Antonveneta da parte di MPS.
Nel caso in cui l’operazione si realizzasse, si prevede la chiusura di 200 sportelli per evitare sovrapposizioni, nonché il taglio di almeno mille posti di lavoro. La sola possibile chiusura della sede di Montebelluna porterebbe al licenziamento fino a 600 dipendenti. Tanti ne lavorano al momento.
Il presidente di Banca Popolare di Vicenza, Gianni Zonin, tuttavia, rassicura che su altre banche di credito cooperativo non saranno mai lanciate OPA ostili.