Ieri, il Tesoro ha collocato titoli di stato per complessivi 4,251 miliardi. Si tratta di CTz e BTpEi. I primi sono stati collocati per un controvalore di 3,5 miliardi, con scadenza 31 maggio 2014; importo massimo della forchetta tra 2,5 e 3,5 miliardi, indicata precedentemente. I rendimenti sono schizzati dal 3,555% di aprile al 4,037%. La domanda è stati pari a 5,8 miliardi, per un bid-to-cover ratio in calo a 1,66 dal precedente 1,80.
Subito dopo è stata la volta dei BTpEi, ossia dei BTp dal rendimento legato all’inflazione media dell’Eurozona. Essi sono stati emessi per 751 milioni, in due segmenti. Il primo ha riguardato i titoli con scadenza settembre 2016, per 418 milioni. Il loro rendimento si è attestato al 4,39%. Quelli con scadenza settembre 2017 hanno offerto un rendimento del 4,6%.
L’asta di ieri ha confermato, quindi, il calo della domanda da parte degli investitori e il contemporaneo aumento (l’ennesimo!) dei tassi. Questi ultimi si sono di fatto adeguati ai rendimenti vigenti sul “grey market”. Oggi tocca ai BoT a sei mesi, che il Tesoro emetterà per un controvalore fino a 8,5 miliardi.
Lo spread tra BTp e Bund decennali sul mercato decennale ha toccato ieri i 445 punti base, mentre il differenziale tra Bonos e titoli tedeschi sulla medesima scadenza è andato oltre i 500 punti. In effetti, la seduta di ieri è stata caratterizzata da un clima di tensione per le crescenti difficoltà del sistema bancario spagnolo, in particolare, di Bankia, che rischia il collasso. Ma anche il caso Grecia continua a scuotere il mercato, per quanto ieri ci fosse un maggiore ottimismo sulle probabilità che Atene eviti il ritorno alla dracma, per via di alcuni sondaggi sulle elezioni politiche.
In ogni caso, il collocamento di ieri non è stato un segnale molto incoraggiante, in vista delle due aste di oggi e di domani.
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