Nell’ultima manovra uno dei punti più controversi, che tra l’altro ha anche causato uno sciopero generale da parte della Cgil, è l’articolo 8, che tocca il tema molto caro non solo ai sindacati ma a ogni lavoratore, del licenziamento. Un paio di giorni fa la camera aveva approvato un ordine del giorno, proposto dall’ex ministro Cesare Damiano, che impegnava l’esecutivo a «integralmente conforme agli indirizzi, ai contenuti e alle finalità dell’accordo del 28 giugno 2011».
La risposta del ministro interessato, Sacconi, non si è fatta attendere: «Solo le parti sociali, nella misura in cui fossero unite, tutte tutte, potrebbe determinare un’esigenza di questo tipo e come avete visto Confindustria, che ce lo aveva chiesto, ha confermato la sua convinzione che questo articolo vada bene». La Marcegaglia ha poi precisato: «L’articolo 8 dà più spazio al contratto aziendale, per questo abbiamo tenuto al fatto che in esso ci fosse anche l’efficacia erga omnes».
Di tutt’altro avviso è invece Damiano, che inoltre ha anche alzato il tiro, bacchettando il governo, ricordando i numeri con cui è stato approvato l’ordine del giorno da lui ideato: «Non mi sorprende che il ministro Sacconi ignori la volontà del Parlamento e dimentiche che l’ordine del giorno di ieri è stato votato da 418 parlamentari, ben oltre quindi le forze dell’opposizione. Sacconi ha deciso un’invasione della sfera dell’autonomia delle parti e ora non può permettersi di cambiare l’articolo 8 scritto per tenere in piedi una maggioranza ormai inesistente»