Standard & Poor’s ha minacciato nei giorni scorsi di tagliare tutta una serie dei rating dei Paesi dell’Eurozona. Tuttavia i mercati sembrano non risentirne ed i listini azionari del Vecchio Continente hanno chiuso la seduta in ordine sparso, recuperando nel pomeriggio parte delle perdite segnate in mattinata. Le borse di Londra, Madrid e Zurigo hanno terminato le contrattazioni appena sopra la parità, le altre borse hanno limitato i cali entro il mezzo punto percentuale, con l’eccezione di Francoforte (-1,27%).
Sul mercato dei titoli di Stato non si sono registrate eccessive tensioni, nonostante l’indebolimento dell’euro sul dollaro. Si sono anche mossi poco gli spread tra i vari titoli di Stato dell’Eurozona ed i bund tedeschi, con l’Italia, il Belgio e il Portogallo che hanno recuperato qualche punto base di differenziale e la Francia e la Spagna che ‘hanno allargato’ un po’ rispetto ai titoli di Berlino. A fine seduta lo spread Btp-Bund si è attestato a 368 punti, con i rendimenti dei BTP italiani decennali che restano sotto il 6%.
Ieri Standard & Poor’s ha detto di aver messo sotto osservazione il rating di 15 Paesi europei, minacciando il relativo downgrade nel caso in cui, dal summit dei leader europei, in programma per l’8 (giorno in cui si riunirà anche la Bce per decidere sui tassi e su eventuali ulteriori misure di politica monetaria) e il 9 dicembre, non dovessero uscire misure convincenti per circoscrivere la crisi dei debiti sovrani. In gioco ci sono, principalmente, la ‘Tripla A’ di Paesi coma la Francia e la Germania ma anche quella del Fondo Efsf, il fondo Salva-stati. S&P sostiene che il fondo Efsf potrebbe perdere il rating ‘AAA’ se analoga sorte dovesse toccare a uno dei Paesi garanti.