La notizia più eclatante della due giorni inconcludente del vertice G20 a Cannes, in Francia, è che l’Italia ha chiesto il monitoraggio del Fondo Monetario Internazionale sulle riforme intraprese dal nostro governo sia sul risanamento fiscale che sulla crescita.
Un test trimestrale, che Washington effettuerà e i cui risultati saranno costantemente resi pubblici.
Questo è quanto ha richiesto il premier Berlusconi ieri, dopo che lo spread tra i BTp decennali e i Bund tedeschi aveva sfiorato i 463 punti, con i decennali a rendere il 6,4%, sulla scia del pessimismo per il mancato interesse mostrato dai Brics sull’Efsf.
Ma alla conferenza stampa post-vertice, il premier ha tenuto a precisare che si tratta di “certificazione” dell’Fmi, non di un commissariamento o uno stato di vigilanza sull’Italia. Parole, che hanno cercato di allontanare l’ombra di un dibattito interno, in cui il monitoraggio di Washington possa essere al centro di polemiche tra le parti.
L’obiettivo, dunque, sarebbe di garantire maggiore credibilità ai mercati sui nostri bond, necessaria per l’Italia, come ha affermato anche il direttore generale dell’Fmi, Christine Lagarde. Il premier ha preso atto, anche per mezzo dei colloqui con i partners europei e il presidente Obama, della gravità della situazione, con la probabilità molto alta di un contagio della crisi greca anche in Italia.
Aldilà di un accordo che sarebbe stato raggiunto tra USA ed Eurozona sulla tassazione delle transazioni finanziarie (Tobin Tax), peraltro, discutibile e potenzialmente auto-lesivo, non risultano altri punti degni di nota di un vertice che da risolutivo è diventato l’ennesimo appuntamento perso delle diplomazie planetarie.
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