L’Italia “sta uscendo dalla recessione lentamente” a sostenerlo è stato il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nel corso di un convegno a Palazzo Koch. “Secondo le previsioni del Documento di Economia e finanza solo nel 2014 il PIL tornerà sul livello del 2007. In termini di prodotto pro capite, il recupero dei livelli che avevamo prima della crisi sarà ancora più lento ed interrogarsi sul nostro potenziale di crescita non è un esercizio retorico, è una riflessione sul futuro del nostro Paese, sulle prospettive delle generazioni ora più giovani.”
Tuttavia gli ultimi dati sull’andamento dell’export italiano nel primo trimestre di questo 2011 non confermano questo trend effettivamente annunciato. Lo scorso mese di marzo, il saldo relativo al commercio estero extra-UE nel nostro Paese si è attestato in rosso a -2.871 milioni di euro.
L’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, ha comunicato questo dato, sottolineando inoltre che il disavanzo commerciale con i paesi extra UE, anno su anno, si è ampliato. Il 50% circa della crescita di questo disavanzo è imputabile al comparto energetico, il cui disavanzo anno su anno è passato da 4,5 a 5,2 miliardi di euro. Per quanto riguarda poi l’interscambio di prodotti non energetici, l’avanzo scende dai 3 miliardi del mese di marzo del 2010 ai 2,3 miliardi del mese di marzo del 2011
Mario Draghi continua con lo stimolo della Commissione Europea che ci “ esorta,con la nuova strategia Europa 2020, a perseguire una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. La strategia 2020 indica obiettivi che anche l’Italia dovrebbe perseguire a livello nazionale: aumentare la propensione all’innovazione del sistema produttivo, accrescere i tassi di occupazione, limitare le emissioni inquinanti e favorire l’autonomia energetica, ridurre l’incidenza della povertà.
Il Governatore della Banca d’Italia commenta il divario tra la crescita dell’Italia e gli altri Paesi Europei che perdura nella fase di ripresa ricordando i dati sul progressivo rallentamento della crescita del PIL dagli anni Ottanta a oggi ed il divario di sviluppo creatosi con gli altri Paesi dell’area dell’euro a partire dal 2000. Dati che esprimono sinteticamente la difficoltà delle imprese italiane ad essere competitive. Poi sostiene che “urgono riforme strutturali.
Le prospettive di crescita economica e di tenuta sociale del nostro paese in larga parte dipendono dalle riforme strutturali che l’Italia deve realizzare. Gli obiettivi fissati nell’agenda di europa 2020: istruzione e capitale umano, occupazione e inclusione sociale, innovazione e ricerca e sviluppo, efficienza energetica e rispetto per l’ambiente, concorrenza e regolamentazione. Sono i temi strutturali da cui le prospettive di crescita economica e di tenuta sociale del nostro paese in larga parte dipendono. Per promuovere la ripresa bisognerebbe puntare su imprese e giovani perché lo sviluppo economico di un paese dipende dalle scelte operate giorno dopo giorno dai lavoratori, dalle imprese, dalle amministrazioni pubbliche, dai risparmiatori”.
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