Il report appena pubblicato dall’ILO sottolinea che «l’Italia è entrata nella seconda fase di recessione consecutiva dall’inizio della crisi globale». Secondo lo studio, la crisi è aggravata dal fatto che gli stipendi crescano meno riespetto all’inflazione, ma le varie misure di austerità decise «rischiano di alimentare ulteriormente il ciclo della recessione e di rinviare ancora l’inizio della ripresa economica e il risanamento fiscale».
C’è addirittura una specifico riferimento ai problemi delle PMI, che «nonostante le importanti immissioni di liquidità da parte della Banca Centrale Europea (BCE)» nel sistema bancario europeo, nella maggior parte dei casi Le PMI devono «fare i conti con maggiori difficoltà di accesso al credito bancario mentre aumentano i tassi di interesse». A questo, «si aggiungono i problemi tradizionali della pesantezza amministrativa» Risultato: «l’accesso limitato al credito, insieme alle incertezze nel mercato europeo, contribuisce a ridurre gli investimenti privati, con conseguenze negative sulla ripresa del mercato del lavoro».
E allora, fra le priorità, bisogna favorire gli investimenti che creano occupazione, pensando in particolare proprio alle PMI «che forniscono la stragrande maggioranza dei posti di lavoro» e «hanno bisogno di maggiori possibilità di finanziamento». È quindi importante «far sì che le immissioni di liquidità da parte della BCE si traducano in maggiori opportunità di credito» e «andrebbero snellite le procedure amministrative e accorciati i tempi di pagamenti della pubblica amministrazione».