Il presidente del Consiglio non firmerà l’indispensabile garanzia chiesta dal Comitato Olimpico Internazionale. L’elenco delle motivazioni addotte dal presidente del Consiglio è lungo e articolato, tanto da convincere anche quei ministri inizialmente favorevoli all’idea di ospitare i Giochi.
Si va dal rischio che i costi preventivati lievitino, alla difficile fase economica; dalla necessità rispettare i tanti sacrifici fatti dagli italiani, al bisogno di risparmiare risorse in vista del lungo e doloroso cammino di risanamento del debito pubblico imposto dall’Europa.
Il premier, dopo la riunione del governo e dopo aver dato la brutta notizia al comitato promotore arrivato appositamente a palazzo Chigi nella speranza di un colpo di scena finale, snocciola le sue ragioni ed interrompe il Cdm per spiegare alle telecamere le sue ragioni.
Prima elogia il progetto, poi ringrazia pubblicamente chi ha promosso il progetto: da Letta, ad Alemanno; da Petrucci a Pescante.
Poi conclude dicendo che , dopo aver ”riflettuto approfonditamente” e al termine di una ”discussione approfondita e per tanti aspetti sofferta” in Cdm ”siamo arrivati alla conclusione unanime che sarebbe non esponsabile assumere questo impegno”.
Monti ricorda i ”sacrifici” chiesti agli italiani e, anche se pensa che il ”passaggio più difficile” sembra alle spalle, ammonisce sul fatto che restano ”turbolenze” sui mercati che rischiano, come dimostra la Grecia, di mettere in pericolo quanto finora fatto, oltre che i ”denari” dei contribuenti.
Il governo, in sostanza, non se la sente di gravare sulle fragili finanze pubbliche con costi che sono per giunta ”imprevedibili”.
Perchè, nonostante l’accuratezza metodologica dello studio di fattibilità, già in altri Giochi i preventivi si sono rivelati molto inferiori ai consuntivi. Il rischio è che i costi, come avvenuto a Londra, lievitino.
E se sono cresciuti nella capitale britannica , figurarsi cosa potrebbe accadere a Roma dove è molto difficile evitare sprechi o peggio malversazioni. E a chi gli chiede se ciò non dimostri scarsa lungimiranza e soprattutto poca fiducia nel sistema Italia, Monti replica che è vero il contrario: sono i governi precedenti ad aver pensato poco all’impatto nel lungo periodo delle loro politiche e lui non vuole ”mettere in difficolta”’ i futuri esecutivi.
Del resto ha appena trascorso un’intera giornata a New York cercando di convincere gli investitori a puntare sull’Italia, rassicurandoli sul fatto che dopo di lui la strada del rigore non sara’ abbandonata. C’è anche un problema di credibilità. E Monti lo dice apertamente: non vogliamo dare ai mercati e all’Ue la ”percezione” che ci stiamo rilassando, perchè comprometteremmo la fiducia così faticosamente riconquistata con ”dubbi, magari alimentati da concorrenti dell’Italia”.
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