Altissima tensione ieri in Grecia, dove 100 mila manifestanti hanno protestato a Piazza Syntagma, davanti al Parlamento, riunitosi per votare le misure di austerità da 13,5 miliardi di euro, necessarie per ottenere il prestito da 31,5 miliardi della Troika (UE, BCE e FMI) entro qualche settimana.
Alcuni manifestanti hanno tentato di sfondare il cordone di sicurezza davanti all’ingresso del Parlamento e sono stati fermati con idranti e lancio di bombe lacrimogene da parte delle forze dell’ordine.
In Aula, i provvedimenti sono passati con una maggioranza risicatissima, 153 su 300 deputati, mentre 128 hanno votato contro e 18 si sono astenuti. Non hanno dato il loro appoggio nemmeno i deputati di Sinistra Democratica, alleati di governo.
Le misure prevedono tagli alle pensioni fino al 25% e del 27% agli stipendi “speciali” (quelli per le forze dell’ordine, la magistratura, personale medico e forze armate). Questi ultimi saranno retroattivi da luglio dal 3 al 27%. Innalzata l’età pensionabile da 65 a 67 anni.
Scure anche sui dipendenti statali, con la previsione di 2 mila licenziamenti entro l’anno, mentre si è votata una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, con la possibilità di assumere e di licenziare più facilmente per i datori di lavoro. Quest’ultima misura era tra le più contestate dalla sinistra radicale di Foutis Kouvelis.
Malgrado il pacchetto sia stato approvato, l’economista Nouriel Roubini resta scettico sulla permanenza della Grecia nell’Eurozona, considerando ancora molto probabile un suo addio nei prossimi 6-9 mesi, mentre la ripresa non dovrebbe arrivare prima di 10-20 anni.
Di certo non ci sarà più spazio ad Atene per nuove misure di austerità, data l’altissima tensione sociale in tutto il Paese, mentre la stessa maggioranza potrebbe essere già al capolinea, come dimostra il voto di ieri. E i sondaggi sono inquietanti: se si votasse oggi vincerebbe la sinistra radicale di Alexis Tsipras, mentre i neo-nazisti diventerebbero terzo partito con circa il 12% dei consensi.