La squadra del nuovo governo è stata formata, presentata al Quirinale, dove già ha giurato nelle mani del capo dello stato. Nonostante ciò, la sfiducia sui nostri titoli non accenna a diminuire, con il differenziale di rendimento tra i nostri bond e quelli tedeschi che rimane sostanzialmente agli stessi livelli di quando era in carica il governo Berlusconi e se ne invocarono sulla stampa le dimissioni.
Ieri, dopo un brusco calo dello spread in mattinata, si è assistito a metà seduta a un’inversione netta di tendenza, con lo spread sui decennali che da un minimo di 490 punti base si è riportato a 536 punti, per poi chiudere a 526 bp.
I rendimenti decennali dei nostri BTp hanno oscillato tra un 6,77% e un valore oltre la soglia del 7%, già individuata quale limite di sostenibilità del nostro debito, qualora diventasse permanente.
Ma se Roma piange, Madrid e Parigi non ridono. Lo spread decennale sui Bonos non scende sotto i 450 punti, mentre sugli Oat francesi si assiste a un allargamento rapido, ormai prossimo alla barriera dei 200 punti, con lo spread ieri fino a 191 bp.
Adesso, anche a Bruxelles si scopre che il problema è europeo, così come lo apprendono anche i quotidiani nazionali italiani, dopo avere farneticato per settimane su un presunto caso italiano. La sensazione è che dovrà trascorrere molto tempo, prima che i rendimenti sui BoT e BTp ritornino ai loro fondamentali.
Occhio alle aste di oggi di Bonos a dieci anni, con scadenza 2022, per 4 miliardi e di titoli francesi con scadenza compresa tra il 2013 e il 2016, per un importo complessivo tra 6 e 7 miliardi. Ieri è stata la volta della Germania, che ha collocato 5,4 miliardi di Schatz a due anni a un rendimento minimo record dello 0,39%, che ha persino messo in fuga parte della domanda.
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