L’agenzia di rating Fitch ieri ha confermato la sua valutazione sul debito italiano, che resta A+, ma nello stesso tempo ha avvertito che la probabilità che tale giudizio possa essere abbassato nei prossimi mesi è alta. Infatti, l’Italia non godrebbe di una rete di protezione europea, a fronte di un differenziale di rendimento dei suoi titoli molto alto.
Secondo Fitch, la crisi dei titoli di stato sarebbe lunga e anche altri Paesi rischiano il declassamento di uno o due gradini, ma non la Francia. Su 2 mila miliardi di euro che verranno emessi sotto forma di bond governativi nell’Eurozona quest’anno, la metà deriva proprio da economie a rischio.
Fitch al momento assegna all’Italia un giudizio superiore di un gradino a quello di S&P e Moody’s. Tuttavia, l’analisi di ieri non ha evitato che Piazza Affari chiudesse in rialzo del 3%, migliore borsa in Europa, trascinata dal buon andamento di Unicredit, che archivia la sua prima seduta positiva, dopo quattro crolli consecutivi.
Ma sul mercato dei bond la pressione resta altissima. Ieri, lo spread tra i BTp e i Bund a dieci anni si è portato fino a 531 punti base, per poi ripiegare leggermente a 523 bp. La situazione è molto delicata, perché domani l’Italia offre 12 miliardi di BoT, di cui 8,5 miliardi a un anno e 3,5 miliardi a 136 giorni.
E sul decennale, i nostri BTp rendono ormai il 7,16%, quasi ai livelli massimi di sempre. Si pensi, invece, che Berlino ha collocato 3,9 miliardi di bond a sei mesi al rendimento negativo di -0,0122%. In sostanza, gli investitori hanno rinunciato al guadagno, pur di investire in un titolo sicuro. Situazioni estreme, che non possono reggere alla lunga.
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