Rendimenti magri o perdite a due cifre, con poche eccezioni. Non è proprio un bilancio tra i migliori quello raccolto negli ultimi tre anni, riguardante i fondi che investono nella green economy, l’economia verde, cioè nelle aziende quotate in Borsa che hanno un business legato alla tutela dell’ambiente e allo sfruttamento delle risorse naturali non inquinanti. Eppure, gestori ed esperti del settore continuano a credere nelle potenzialità di questo mercato, che secondo i gestori dei fondi non si è ancora completamente espresso.
La generazione di elettricità da fonti rinnovabili, i servizi per il risparmio energetico e la salvaguardia dell’ecosistema, oppure la produzione di acqua potabile, che in futuro diventerà un bene sempre più scarso e prezioso a causa dei cambiamenti climatici e dell’aumento della popolazione: sono questi alcuni settori emergenti dell’industria che hanno deluso il mercato dell’economia verde internazionale, che solo tre anni fa era considerata la nuova gallina dalle uova d’oro. Per questo, subito dopo la crisi finanziaria del 2008, le maggiori case d’affari facevano a gara nel consigliare l’acquisto di fondi specializzati nella green economy.
La promessa era senza dubbio allettante, soprattutto perché molti dei settori più tradizionali, come la finanza, erano fortemente in crisi, e non riuscivano a dare fiducia agli investitori. Le aziende della green economy, invece sembravano capaci di macinare quei ricavi e quei profitti, che l’economia reale non era in grado di concretizzare, e fu così che gli addetti finanziari cominciarono a far proseliti in Borsa, sfruttando dei trend di lungo periodo dell’industria mondiale.
Peccato, però, che alla fine le cose non siano andate proprio così, almeno non fino a questo momento. Negli ultimi tre anni, anche i prodotti del risparmio gestito specializzati nei settori dell’economia verde hanno collezionato delle perdite tutt’altro che trascurabili: i fondi che investono nel comparto idrico, hanno registrato un rendimento medio annuo negativo con indici di circa l’1%, mentre quelli che puntano sulle energie alternative e sui servizi ambientali hanno perso addirittura tra il 9 e il 17% circa, ogni 12 mesi. Fanno eccezione soltanto i prodotti specializzati nel settore agricolo che, dal 2008 in poi, hanno messo a segno un guadagno medio annualizzato di 4 punti percentuali: un risultato non eccezionale ma senza dubbio soddisfacente, visto quello che è accaduto negli ultimi 36 mesi sulle maggiori piazze finanziarie. Dall’inizio dell’anno, però, anche i fondi che puntano sull’economia agricola hanno subito una brusca frenata, arrivando a perdere quasi il 12 %.
Ad oggi quindi i prodotti finanziari specializzati nella green economy, non sono riusciti nel loro intento, quello di portare i guadagni, che promettevano, o anche solo a proteggere il capitale investito.
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