Nel 2010 l’occupazione nelle grandi imprese ha fatto un tonfo: stando a quanto affermato da Fulvio Fammoni della Cgil è un segnale d’allarmo: «ormai stiamo per scendere sotto la soglia anche simbolica dei due milioni di addetti nelle grandi imprese» e forse non ha tutti i torti dando un’occhiata ai dati Istat.
I posti di lavoro che sono stati persi nel corso dello scorso anno sono stati ben 33mila (-1,6%), secondo la rilevazione dell’istituto: i settori che hanno subito le perdite più ingenti, in dicembre, sono stati quello della fabbricazione di computer e prodotti in generale di elettronica di consumo che ha segnato -8,6%, il comparto del legno, della carta e della stampa che si è fermato al -4,2% e quello del tessile e abbigliamento (-3,5%); non sta meglio il settore delle costruzioni, che ha registrato con un calo del 2,5%.
Nel settore terziario invece spiccano le agenzie di viaggio (a dispetto della crisi sembra che gli italiani non rinuncino ai viaggi) e attività di noleggio (+3,7%), mentre c’è stato una flessione nel trasporto (-2,8%). Ovviamente a fronte di una diminuzione del’occupazione nel 2010 è stata rilevata una diminuzione delle ore di sciopero dello -0,5 ogni mille lavorate, così come degli straordinari, -0,1 sempre ogni mille lavorate. Le retribuzioni orarie sono però aumentate dell’1,2% mentre invece sono diminuite a dicembre sulla base dello stesso mese del 2009 dell’1,6%.
Guglielmo Loy, sindacalista della Uil, invece attacca: «è chiaro che le grandi imprese hanno utilizzato la crisi ed i lunghi periodi di cassa integrazione per attuare processi di ristrutturazione che hanno generato un’ulteriore perdita occupazionale».