Ancora una volta, ieri, il premier Silvio Berlusconi ha invitato il banchiere italiano Lorenzo Bini Smaghi, componente del comitato esecutivo della BCE, a rassegnare le dimissioni, per dare la possibilità alla Francia di mandare a Francoforte un proprio uomo, essendone rimasta priva, in seguito all’addio di Trichet, il cui mandato scade ufficialmente in questi giorni.
Con Mario Draghi presidente dell’istituto, l’Italia avrebbe due uomini nel board e i francesi nessuno. Questioni di equilibrio politico europeo vorrebbero, quindi, che l’italiano si dimettesse, per fare spazio a un collega transalpino. E le pressioni di Parigi in tal senso sono molto forti.
Tuttavia, lo statuto della BCE impone che la banca sia autonoma dal potere politico, da cui non può essere condizionata nelle sue scelte, in quanto ciò comprometterebbe le basi stesse su cui l’Eurotower è sorta. La BCE ha il solo fine di garantire la stabilità dei prezzi nel medio periodo, individuata in una soglia massima di inflazione del 2% annuo.
Da un punto di vista puramente “tecnico”, che ci siano nel board due italiani o un italiano e un francese non cambia nulla. Infatti, le decisioni di politica monetaria sono adottate solo in considerazione del cosiddetto “inflation targeting“, ossia dell’obiettivo del contenimento della crescita dei prezzi.
Francoforte non può imbarcarsi in avventure di svalutazione dell’euro, nè di aumento della liquidità a fini di sostegno della crescita. Così facendo, violerebbe il Trattato istitutivo e verrebbe meno la sua credibilità, fondamentale per ancora le aspettative di inflazione sui mercati.
Quindi, l’Italia non ha motivo di entusiasmarsi per la momentanea presenza di due suoi uomini nel board, così come i francesi non avrebbero nulla da guadagnare, nel concreto, sostituendo Bini Smaghi con uno di loro. Qualora l’italiano si dimettesse, in ossequio a patti tra gentiluomini tra Italia e Francia, la BCE perderebbe la patina di autonomia di cui è circondata e rischierebbe di essere guardata dai mercati come un istituto nelle mani dei governi dell’Eurozona. Ciò non giova non solo ad essa, ma soprattutto ai cittadini dell’Eurozona, perchè verrebbe meno il vantaggio fondamentale della moneta unica, la stabilità monetaria e valutaria.
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