Ieri, il Tesoro ha collocato 3 miliardi di euro in BTp a cinque anni, offrendo così l’importo massimo della forchetta 1,5-3 miliardi, comunicata alcuni giorni prima. La buona notizia è che la domanda è stata buona, addirittura, con un rapporto di copertura superiore alla media dell’anno e pari a oltre 4,4 miliardi, con un bid-to-cover ratio di 1,47.
Tuttavia, rispetto all’asta di fine settembre, i rendimenti sono schizzati in alto di quasi 100 punti base, passando dal precedente 5,32% al 6,29%. E’ il dato più alto dal 1997, quando l’Italia non era nemmeno nell’Area Euro, che sarebbe sorta ufficialmente due anni più tardi.
Un esito, dunque, che dimostra, secondo gli analisti, che ci vorrà del tempo, prima che i nostri titoli di stato possano tornare a rendimenti più congrui ai fondamentali. L’asta di ieri suggerisce che la crisi di fiducia dei mercati non si è certo arrestata con l’arrivo del nuovo governo.
Tuttavia, vale la pena registrare che il rendimento medio si è attestato sostanzialmente in linea con le attese, tra quel 6% di giovedì per i BoT a un anno e il 6,5% medio sui quinquennali delle ultime sedute sul secondario.
Dopo la comunicazione dell’esito del collocamento del Tesoro, anche per via delle altre notizie poco rassicuranti sul fronte europeo, lo spread tra i nostri bond e quelli tedeschi si è nuovamente allargato, fermando il trend in discesa delle ultime due-tre sedute.
Certo, l’adeguamento ai rendimenti del secondario c’è ed è evidente, sebbene siamo lontani fortunatamente dai massimi della scorsa settimana, quando sul quinquennale i BTp rendevano ormai quasi l’8% e persino più del comparto decennale.
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