Nessun altro governo al mondo ha mai creato tanta ricchezza tanto in fretta. Da trent’anni il paese cresce a una velocità del 10% ogni anno; negli ultimi vent’anni la ricchezza complessiva è aumentata del 550%; problemi diffusi e generalizzati di sottoalimentazione, di abiti e abitazioni miserrime che c’erano solo vent’anni fa stanno scomparendo.
Vent’anni fa nessuno aveva alcunché, oggi almeno 1,3 miliardi di persone hanno un appartamento in città o una casa e un pezzo di terra in campagna. Il partito comunista ha fatto errori spaventosi nel passato, ma in quello OHI è stato capace di trascinare la Cina verso lo sviluppo.
Nella Cina non ci sono le condizioni minime per l’avvio di rivoluzioni come invece nel Medio Oriente, dove ampie fasce di popolazione vivono in condizioni miserabili e un’improvvisa impennata dei prezzi dei cereali è un dramma per milioni di persone.
La reazione di forza di Pechino contro gli sparuti dimostranti che ci sono stati a fine febbraio, non pare un segno di prepotenza. Pechino sarebbe più forte se lasciasse dimostrare e facesse spegnere piano piano la protesta, invece di dare l’impressione agli occidentali che il partito si prenda a schiaffi da solo, gratuitamente.
Il governo cinese è tuttavia pieno di paradossi. Nella turbo-crescita cinese, va considerato che il governo non è più una dittatura, ma rimane autoritario e in una fase di complicata transizione politica. Il governo teme che leggere fratture in questo sistema autoritario, innescate dalle dimostrazioni, possano far traballare la transizione, ed accendere feroci lotte politiche all’interno. Ma un sistema pienamente democratico potrebbe continuare a guidare la crescita economica o lo sviluppo cinese sarebbe compromesso? Il governo ritiene che con 300 milioni di persone arrivate a un benessere occidentale non possa permettersi di rischiare di mutare i delicati equilibri cinesi.
Così i teorici del complotto cinese poi ragionano: e se gli appelli non fossero farina del sacco di dissidenti cinesi, ma invenzioni di qualche straniero che vuole fermare la crescita cinese e respingere il 22% dell’umanità nella miseria? Possibile che avendo sorpassato l’economia Giapponese, altri paesi incomincino a temere che l’economia cinese possa prevaricare?
Facile pensare che eventuali successori dei governanti attuali possano fare peggio, così come è facile pensare che le rivoluzioni in Tunisia e in Egitto siano state in realtà quasi colpi di stato di palazzo e che forse cambierà poco nel governo di quei paesi. Così molte rivoluzioni mediorientali potrebbero essere una specie di moda passeggera, diversa da altre del passato solo perché internet e telefonini abbreviano distanze e tempi.
Quando la gente comincia a vivere meglio, comincia a desiderare maggiore libertà e più vie di partecipazione alla politica. Questo è il problema reale che rimane al di là ogni protesta. Sicuramente la Cina è, e sarà al centro dell’economia mondiale ancora per molto tempo. I cittadini continueranno ad assaporare il benessere, e questo probabilmente li porterà presto o tardi a desiderare una maggiore libertà.
E l’occidente resta ad osservare.