L’assemblea straordinaria di Unicredit ha votato a larghissima maggioranza l’aumento di capitale da 7,5 miliardi + 2,5 miliardi in aumento gratuito per la ristrutturazione dei cashes, già deciso il mese scorso dal cda di Piazza Cordusio. Si è espresso in favore della ricapitalizzazione il 98% del capitale.
Il prezzo delle nuove azioni emesse sarà stabilito agli inizi di gennaio, mentre la buona notizia per la banca è che il governo ha sbloccato la quota in mano ai libici di Lia (Libyan Investment Authority), che era stata congelata all’indomani dall’inizio delle operazioni Nato contro il regime del colonnello Gheddafi.
Grazie a questa decisione, il 4,9% del capitale in mano a Lia potrà esercitare il diritto, pari a un capitale per 375 milioni di euro.
La ricapitalizzazione si è resa necessaria, dopo le richieste di Eba e del Financial Stability Forum di consolidare il patrimonio, rispettivamente per 7,39 e 7 miliardi, anche se altri seicento milioni sono stati richiesti dalla prima la scorsa settimana.
Grazie alla valutazione del suo bond Cashes da 3 miliardi, emesso nel 2009, come capitale all’80% da parte di Bankitalia, Unicredit ha potuto abbassare di 2,4 miliardi la soglia dell’aumento di capitale, sebbene il cda abbia preferito una ricapitalizzazione pesante, al fine di lanciare al mercato un messaggio inequivocabile.
L’obiettivo è di raggiungere un Core Tier1 del 9%.
Nessuna dichiarazione dell’ad Federico Ghizzoni in merito alle indiscrezioni su presunte trattative con l’Agenzia delle Entrate, in merito all’affare Brontos, il complesso di operazioni finanziarie, che la Procura di Milano ritiene siano state compiute in modo illecito, al fine di sottrarre base imponibile al Fisco.
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