Si è chiusa ieri con un enorme successo la ricapitalizzazione di Unicredit per 7,5 miliardi. A fine seduta, risultava essere stato sottoscritto il 99,8% dell’aumento di capitale, confermando l’ottimo esito dell’intera operazione. Ma a tenere banco tra i giornali finanziari e non solo è la decisione di due grandi imprenditori del capitalismo italiano di entrare all’ultimo minuto nella partita, seppur con quote basse.
Si tratta del patron di Tod’s, Diego Della Valle, e del costruttore ed editore romano, Francesco Gaetano Caltagirone, dati entrambi a meno dell’1% del capitale.
In particolare, Caltagirone ha disinvestito quasi totalmente da Monte dei Paschi di Siena, dove possedeva il 4,7% delle azioni, ma ora dovrebbe avere ancora solo lo 0,7%. E allo stesso tempo ha lasciato la vice-presidenza di Rocco Salimbeni, per tenere la poltrona di vice-presidente di Generali.
A questo punto, gli azionisti stabili rappresentano il 38% del capitale, mentre i piccoli azionisti sono il 22% e gli istituzionali il 40%.
Non ha voluto fare il suo ingresso l’imprenditore di Geox, Mario Moretti Polegato, che pur disponendo di notevole liquidità, ha deciso di non partecipare, perché l’operazione non è stata ritenuta coerente con il proprio business. Leonardo del Vecchio, invece, proprietario di Luxottica, ha raddoppiato la sua presenza all’1%, così come Capital Research, che cresce al 5,4%.
Adesso, entro il prossimo 3 febbraio, Unicredit ha lanciato un piano di buy-back dei propri bond fino a un controvalore di 3,3 miliardi di 5,5 miliardi complessivamente in circolazione. Ciò consentirà alla banca di ottenere un profitto, acquistando le proprie stesse obbligazioni a un prezzo inferiore a quello nominale, con un beneficio massimo di 490 milioni di euro, nel caso di adesione totale e fino a 10,9 punti base di Core Tier 1.
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