Mentre ci si avvia alla conclusione dell’operazione di ricapitalizzazione di Unicredit per 7,5 miliardi, il titolo a Piazza Affari sfodera un’ottima performance, che ha quasi del tutto fatto dimenticare il tonfo del 45% nelle prime quattro sedute, successive alla comunicazione del prezzo di emissione delle nuove azioni.
Ieri, ha chiuso a +12,8%, con il valore di un’azione a 3,36 euro, toccando un picco di 3,47. A dare slancio avranno contribuito anche le voci che la tedesca Commerzbank sarebbe in grado di ricapitalizzarsi, senza aiuto dello stato. Una buona notizia, visto che il giorno prima il titolo era stato declassato da Moody’s a livello pre-fallimentare.
Invece, l’operazione Unicredit procede ambiguamente. Soltanto due giorni fa la notizia che il fondo sovrano di Abu Dhabi, Aabar, salirà dal 4,99% al 6,5%, ritenendosi interessato all’asset italiano e alla sua posizione di leadership in Europa. Un segnale di fiducia da parte di un investitore estero, nel momento in cui il rischio per Piazza Cordusio sarebbe proprio l’assenza di nuovi capitali in arrivo da fuori.
Tuttavia, è di poche ore fa un’altra notizia di segno opposto, per cui la banca centrale libica, che possiede il 4,9%, non è intenzionata a sottoscrivere l’aumento di capitale, per ordine del nuovo governo di Tripoli, che avrebbe imposto uno stop ai nuovi investimenti esteri.
Pertanto, la banca centrale libica diluirà il suo capitale al 2,8% e a questo punto è da ritenere che lo stesso accada anche con il fondo sovrano Lia, attualmente al 2,59%, che così passerebbe intorno all’1,5%.
Questo rafforza la posizione di Aabar, che con il suo 6,5% sarebbe di gran lunga il primo azionista, anche se potrà votare nell’assemblea dei soci fino al 5%, per effetto di una previsione dello statuto.
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