Si allarga lo scandalo di MpS. Nel mirino dei magistrati senesi ci sarebbero adesso alcune operazioni sospette, tra cui alcuni bonifici per complessivi 17 miliardi e successivi all’acquisizione della banca Antonveneta, avvenuta nel 2008 per 10,3 miliardi, un valore estremamente più alto dei 6,6 miliardi che Santander aveva sborsato per l’istituto italiano solo qualche mese prima. In particolare, gli inquirenti starebbero esaminando due bonifici di 2,5 miliardi e 123,3 milioni rispettivamente, emessi in favore di Abbey National Treasury Service Plc di Londra. Soldi, che sarebbero poi rientrati in Italia con lo scudo fiscale.
Ma sono anche altre le operazioni sospette. Una riguarda la cessione di Palazzo dei Normanni a Roma, un’area di 6 mila metri quadrati, ex sede delle esattorie, per una superficie complessiva di 36 mila metri quadrati. Secondo i magistrati, la vendita sarebbe stata chiusa per 142 milioni e non 130 milioni, come dichiarato da MpS. Attenzione, poi, anche alla velocità con cui furono chiuse le trattative nel 2011.
La seconda operazione che non convincerebbe gli inquirenti riguarda, invece, la realizzazione presunta di 120 milioni di euro di plusvalenza nel rastrellamento di azioni Unipol, ai tempi della scalata non riuscita a Bnl. MpS iscrisse le plusvalenze a bilancio del 2006 e non nel 2005, quando sarebbero state realizzate e questo per beneficiare di una normativa fiscale più favorevole, entrata in vigore proprio nel 2006 con una modifica al Testo Unico.
Insomma, guai su guai per Monte Paschi di Siena. Il titolo ha recuperato grossa parte delle perdite della scorsa settimana, ma le novità sul fronte delle inchieste potrebbero fare da detonatore e innescare un meccanismo pericoloso di perdita della fiducia da parte degli investitori.