Il consiglio di amministrazione di Monte Paschi di Siena ha autorizzato la banca alla sottoscrizione dei Monti-bond per un controvalore massimo fino a 3,9 miliardi.
Si tratta di un importo superiore di 500 milioni a quanto precedentemente era stato fissato dalla stessa Siena e ciò in conseguenza della rilevazione di redditività negative su operazioni strutturate, oggi inserite nel portafoglio titoli di stato.
La banca spiega come dei 3,9 miliardi, 1,9 miliardi serviranno alla sostituzione e al rimborso integrale dei Tremonti-bond. La nuova sottoscrizione avverrà il 28 dicembre, anche se resta l’incognita del prezzo di emissione delle azioni a servizio della cedola.
Il governo italiano ha un’idea diversa di quella della Commissione UE, a proposito di ciò. Il primo vorrebbe che tali azioni fossero emesse da Siena al valore del patrimonio netto, mentre l’Europa chiede che esse siano emesse al prezzo di mercato. Nel caso specifico, la variazione sarebbe davvero molto alta. Infatti, Siena ha iscritto a bilancio le proprie azioni a 0,86 euro cadauna, mentre in borsa quotano oggi intorno a 0,20 euro.
Calcolando che la cedola dovrebbe attestarsi al 9,5-10% all’anno, ossia a 390 milioni circa, ciò significa che nel caso di prezzi di mercato, il Tesoro diventerebbe azionista fino al 15,7% circa di MpS, mentre nell’altro caso non oltre il 3,4%.
Ma Mediobanca ritiene che alla fine si possa arrivare a un prezzo compromissorio e a una diluizione di capitale del 6,4%. E’ evidente che l’azionista di maggioranza, Fondazione MpS, scenderebbe dal 36% ad oggi detenuto e rischierebbe di scivolare sotto il 33%, qualora emergesse la linea della Commissione.