Sono momenti drammatici per Monte Paschi di Siena, che in tre sedute consecutive ha già bruciato il 20% del suo valore, dopo che martedì si è diffusa la notizia di una nuova perdita nascosta su un contratto derivato segreto tra la banca senese e Nomura nel 2009. Si tratta del secondo scandalo in quattro giorni, dopo che anche Bloomberg aveva parlato di 1,5 miliardi di perdite nascoste per un altro derivato, stavolta con Deutsche Bank e risalente alla gestione di Giuseppe Mussari, ex presidente di Siena, il quale ha rassegnato le dimissioni da capo dell’Abi, tre sera fa.
Oggi, gli azionisti sono chiamati ad approvare la delibera sull’aumento di capitale, che si rende necessario per sbloccare l’emissione dei cosiddetti Monti-bond da 3,9 miliardi, di cui 1,9 miliardi a copertura dei precedenti Tremonti-bond del 2009. L’aumento sarebbe solo eventuale, nel caso in cui l’istituto non fosse in grado di restituire il debito al Tesoro o anche per la mancata corresponsione della cedola, in assenza di utili.
La situazione finanziaria non è facile. In sostanza, entro le prossime settimane il Tesoro dovrà prestare a MpS un quantitativo di denaro, pari a quasi il 150% di quanto la banca capitalizza in borsa (2,7 miliardi).
L’assemblea degli azionisti si preannuncia esplosiva, dato che parteciperanno anche Beppe Grillo e Oscar Giannino, entrambi candidati premier per le elezioni politiche di febbraio.
Ma lo scandalo derivati sta riaccendo i riflettori sulla dissennata gestione degli ultimi anni. Il caso più eclatante si chiama Antonveneta, che MpS acquisì nel 2008 per 10,3 miliardi, quando oggi viene valutata zero a bilancio. E gli spagnoli di Santander l’avevano acquistata qualche mese prima di cederla agli italiani per appena 6,6 miliardi. Insomma, i conti non quadrano.