Giuseppe Mussari si è dimesso ieri sera da presidente dell’Abi, la maggiore associazione delle banche italiane. La decisione è stata assunta dopo che nella giornata si erano diffuse voci su un suo presunto coinvolgimento in un altro scandalo sui magheggi contabili avvenuti nel 2009 in MpS, sotto la sua presidenza. Mussari ha tenuto a precisare di essere estraneo alle accuse, peraltro, al momento solo in forma di indiscrezioni di stampa. Tuttavia, ha spiegato che in questo clima ha preferito non coinvolgere gli organi dell’Abi.
Alcuni rumors vorrebbero che il banchiere abbia nascosto perdite in MpS sul bilancio del 2009 e ammontanti a 220 milioni di euro (ma si parla anche di 740 milioni).
Esse sarebbero legate a mutui ipotecari a rischio e trasferite alla banca giapponese Nomura, sotto forma di derivato. Quest’ultima avrebbe confezionato un derivato in direzione opposta, ritrasferendo la perdita a Siena, dove l’allora presidente Mussari avrebbe tenuto nascosto il contratto, facente parte della cosiddetta operazione “Alexandria”.
Lo scandalo arriva ad appena una settimana di distanza dalla scoperta di altre perdite su contratti derivati con Deutsche Bank per 1,5 miliardi, sempre sotto la gestione Mussari e tra il 2007 e il 2009 e facenti parte di un’altra operazione, denominata “Santorini”.
A causa di queste scoperte, pare che il cda dell’istituto abbia aumentato di 500 milioni il quantitativo delle emissioni dei Monti-bond sottoscritti dal Tesoro. Sebbene non ci dovrebbero essere problemi per la copertura di tali perdite, anche grazie alla riduzione di un miliardo delle minusvalenze sui nostri titoli di stato con la discesa degli spread, gli analisti mettono in guardia dalla perdita di credibilità di Siena agli occhi degli investitori.
E a maggior ragione, adesso i riflettori si accenderanno sulle capacità finanziarie di una banca che sta per contrarre un debito con lo stato per 3,9 miliardi al tasso annuo del 9% fino al 2015 e che salirà dello 0,5% ogni anno fino al 15% massimo. Se non dovesse avere successo il piano di rimborso dei 3 miliardi entro il 2015, stabilito dal board, si rischia di erodere ogni risultato utile della banca solo per il pagamento degli interessi.