Continua a fare discutere il caso Monte Paschi di Siena. Dopo la scoperta di due contratti, le cui perdite erano state nascoste dalla passata gestione e che ammontano a quasi 2 miliardi di euro, il presidente Alessandro Profumo tenta di rassicurare clienti e dipendenti con una missiva, che lo scorso venerdì ha inviato, garantendo sulla solidità della banca e annunciando l’assunzione di azioni di responsabilità verso coloro che avessero danneggiato economicamente l’istituto, come nel caso dell’acquisto a prezzi gonfiati di Antonveneta, forse per nascondere una tangente, spiega sempre Profumo.
In ogni caso, Siena è alla ricerca ormai di un nuovo socio industriale. L’azionista di maggioranza con il 34,95%, la Fondazione BMpS, infatti, sarebbe in procinto di ridurre la propria quota, allorquando il titolo dovesse abbondantemente superare la soglia dei 30 centesimi. Solo due anni fa era al 56%, ma nella primavera scorsa ha dovuto cedere quasi il 15%, per ripianare grossa parte del miliardo di debiti assunto per ricapitalizzare la banca.
Per fare questo, ossia per allettare qualche potenziale investitore – che sia italiano o straniero non ha importanza, spiega Profumo – sarà presto rimosso il vincolo del 4% nello Statuto, cioè quella norma che limita il diritto di voto in assemblea dei soci a un massimo del 4%, indipendentemente dal numero di azioni possedute.
Al contempo, spiega il presidente, contratti alla “Santorini” o “Alexandria” non potrebbero più essere eseguiti, se non con il consenso del board. Anche se a dirla tutta, quei contratti furono avallati allora proprio dalla massima dirigenza di Rocca Salimbeni, per cui il problema non sarebbe tanto formale.