Nuova tegola sulla testa di Monte Paschi di Siena. Il Senato ha bocciato la norma contenuta nel disegno di legge del governo, con riguardo alle misure più favorevoli per la banca senese, in relazione ai cosiddetti Monti-bond.
Il testo prevedeva che la banca avrebbe potuto pagare gli interessi sui bond emessi dal Tesoro in forma monetaria fino alla concorrenza dell’utile dell’esercizio e per la parte eccedente, attraverso l’emissione di nuove azioni (ai prezzi di mercato), di altri strumenti finanziari, nonché tramite la sottoscrizione di altri bond del Tesoro. Al contempo, si consentiva a Via XX Settembre di emettere i Monti-bond fino al 31 gennaio 2013, differendo di un mese la scadenza prevista.
In sostanza, il ddl avrebbe consentito a MpS di pagare la cedola dell’8,5% del 2012 sugli 1,9 miliardi di Tremonti-bond non solo in forma cash, ma anche emettendo nuove azioni o sottoscrivendo nuovi bond. Trattasi di 170 milioni, che a questo punto Siena dovrebbe trovare in pochi giorni, in assenza della norma ad essa favorevole.
Inoltre, la banca vorrebbe evitare di emettere nuove azioni a compensazione della cedola, non solo per impedire che il Tesoro entri con quote rilevanti nel suo capitale, ma anche per aggirare il fenomeno dell’“overhang”, l’eccessivo numero di azioni in circolazione, che ne deprimerebbe il corso, per via di un eps inferiore.
Altra questione è, poi, la conferma da parte della Commissione UE che le nuove azioni dovrebbero essere emesse ai prezzi di mercato, non secondo il criterio del patrimonio netto. Nel primo caso, per Siena implicherebbe un’emissione in zona 0,20 euro cadauna, nel secondo a 0,86 euro, con la conseguenza che il Tesoro entrerebbe rispettivamente nel capitale della banca con il 3,5% circa o oltre il 15%. Per questo, Roma insisteva con Bruxelles sulla necessità di mediare tra le due valutazioni.