Si è svolta lo scorso 24 di Giugno la terza edizione del No Cash Day, un evento internazionale volto alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica verso l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici, patrocinato quest’anno dal Ministero dello Sviluppo Economico, dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma.
Che bisogno c’è di un “No Cash Day” in Italia? Presto detto. Le stime pubblicate nel corso dell’evento hanno chiaramente messo in evidenza il ritardo nel nostro Paese nell’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici, ovvero: carte di credito, bancomat, carte prepagate e le più recenti carte prepagate con codice iban.
Si stima in particolare che solo l’8% della popolazione faccia uso di questi strumenti di pagamento avanzati, contro una media europea che si assesta su una percentuale del 20%, con Paesi come la Gran Bretagna, dove le carte di credito quasi superano il contante nelle abitudini di spesa dei cittadini.
Quanto ci costa il contante?
L’evento è stato senza dubbio interessante, ma la domanda che il cittadino comune si pone dinnanzi a certe proposte è: perché preferire le carte di pagamento elettroniche al contante? La domanda nasce anche dal fatto che spesso l’adozione di questi strumenti di pagamento hanno costi di gestione annui di rilievo; costi che portano ancora una volta a preferire il contante per i propri pagamenti.
Ed il No Cash Day ha proprio voluto rispondere a questo punto, ponendo in evidenza, come, al di la di quanto si possa pensare, l’utilizzo massivo del contante abbia costi ben più pesanti sulla collettività rispetto a quelli dei sistemi di pagamento elettronici.
In primis c’è l’aspetto legato all’evasione fiscale; secondo l’ABI (l’associazione che riunisce tutte le banche italiane) l’utilizzo di carte di credito/debito o bancomat al posto del contante porterebbe ad un recupero di 40 miliardi di tasse evase, per una percentuale corrispondente al 3% del Pil italiano. Questo consentirebbe di abbassare il cuneo fiscale su chi le tasse già le paga e di poter erogare servizi migliori.
Un altro aspetto poco conosciuto, e portato alla ribalta durante il No Cash Day è quello che riguarda il costo del denaro contante. Far girare monete e banconote costa infatti la bellezza di 133 euro a testa tra stampa del denaro, trasporti, sicurezza e logistica. Un balzello ben superiore ai 35 euro medi di costo annuo di una carta bancomat, e che dovrebbe farci riflettere se, anche solo a livello economico, il contante rappresenta ancora il male minore per noi consumatori.