E’ andata in porto la ricapitalizzazione da 800 milioni di euro di Banco Popolare di Milano, che ha chiuso con una sottoscrizione del 100% delle nuove azioni emesse, anche se la copertura totale è stata assicurata dal pool di banche coordinate da Mediobanca.
Alla fine della fase prevista per l’aumento del capitale, risultato optato l’81,7% degli 800 milioni, ma grazie alla fase successiva della riofferta, la sottoscrizione è salita a un ottimo 94,02%, ben oltre le attese. L’operazione era stata, infatti, circondata da un certo pessimismo, a causa della scarsa convenienza ad esercitare il diritto di opzione, rendendosi meno costoso vendere i diritti sul mercato, per riacquistarli a prezzi stracciati; cosa, che è effettivamente avvenuta.
Il restante 5,98% inoptato è stato coperto per il 2,7% dalle banche, mentre per il 3,2% dalla Invest Industrial di Andrea Bonomi, attuale presidente del consiglio di gestione, che alla fine della fase di ricapitalizzazione era ancora al 6,74%, mentre oggi è salito al 9,9%.
Tuttavia, a scuotere il mondo finanziario è la notizia che il nuovo piano industriale di Bpm prevede una ipotesi di ristrutturazione del bond “Convertendo Bpm 2009/2013 – 6,75%”. Il suo rimborso sarebbe anticipato dalla data pattuita dell’1 giugno 2013 al prossimo e imminente 29 dicembre 2011.
Ma il prezzo sarebbe abbassato dai 6 euro ai 2,71 euro, ossia a meno della metà. Secondo la banca, questa operazione consentirebbe a Bpm di consolidare il patrimonio, andando incontro alle richieste della Banca d’Italia, rafforzando il Core Tier1.
Per questo, è stata convocata l’assemblea degli obbligazionisti, che riunirà i circa 15 mila detentori del bond, ma che difficilmente potrebbero approvare una tale operazione finanziaria. Si annunciano, infatti, già reclami contro il nuovo piano.
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