Da sempre gli industriali nel nostro paese individuano come punto di debolezza la burocrazia, che spesso rallenta la produzione o ne ritarda l’inizio nel caso dell’apertura di una nuova azienda. Di recente è apparso su un noto quotidiano italiano lo sfogo di un noto imprenditore Gennaro Pieralisi, titolare dell’omonima azienda marchigiana, specializzata nella produzione di macchinari per l’estrazione e la lavorazione dell’olio d’oliva, oltre che Cavaliere del Lavoro e membro Giunta nazionale di Confindustria in merito all’argomento.
E’ stato calcolato dall’azienda come gli accertamenti abbiano una durata spropositata: «Un mese all’anno, pari al 10% del mio tempo di lavoro, anche se nel passato queste persone rimanevano in azienda anche tre mesi»: questo è quanto si è ottenuto sommando i ”tempi di permanenza” di Agenzia delle entrate, Guardia di Finanza, Inail e Asl.
La fortuna del gruppo è quella di essere una grande azienda, dal momento che conta all’incirca 700 dipendenti diretti, con un fatturato pari a 250 milioni di euro e un mercato delle esportazioni che si spinge in oltre 30 Paesi, e quindi ha molti lavoratori che si occupano di contabilità, ma, prosegue Pieralisi: <<Il punto è capire quale sia l’impatto di queste visite ripetute e non parlo per me quanto per le piccole aziende dove c’è una sola persona a occuparsi dei conti>>.
In una nazione come l’Italia, dove l’illegalità è diffusa così come l’evasione i controlli sono fondamentali per il rispetto delle leggi e per far lavorare i dipendenti in sicurezza, ma certo se essi devono bloccare l’attività di un’azienda per un mese all’anno, le regole e i tempi devono essere certamente rivisti.
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