La crisi mondiale sta mettendo in ginocchio il settore dell’aeronautica, dato che molti stati decidono di tagliare le spese militari e quindi le commesse di velivoli: non sempre dunque la sola domanda civile riesce a garantire un futuro alle aziende che sono costrette a licenziare. La situazione non è solo quella dell’italiana Alenia, ma anche della BAE Systems, inglese, che ha annunciato la prossima riduzione di quasi 3.000 posti di lavoro.
Per il Financial Times “I tagli della spesa per la difesa nel mondo sviluppato costringono la BAE a rallentare il programma di costruzione dei caccia”. In particolare si fa riferimento al programma Typhoon, di cui fanno parte Regno Unito, Germania, Italia e Spagna, che hanno deciso di rivedere le spese.
L’Ad della comagnia ha infatti dichiarato che le nazioni hanno “concordato di rallentare i tassi di produzione per alleviare la pressione sui bilanci. Ciò permette di estendere il calendario di produzione e mantenere aperte le linee di produzione finché non riceveremo gli attesi contratti d’export, ma riduce anche il carico di lavoro in alcuni nostri siti”.
In quanto ai velivoli F-35 invece, continua l’ad Ian King, “la pressione sul bilancio della difesa Usa e i cambiamenti del programma significano che l’atteso aumento dei tassi di produzione dell’F-35 sarà più lento di quanto previsto originariamente, anche qui con un impatto sul carico di lavoro”
Mentre il sindacato inglese attacca il governo: “Il governo non può stare con le mani in mano e lasciare che questi lavori altamente specializzati semplicemente spariscano”, anche se la decisione di accusarlo da parte della compagnia sembra abbia l’obiettivo di trovare un capro espiatorio e far passare in secondo piano la decisione.
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