Secondo Bankitalia, i finanziamenti alle piccole e medie imprese sono tornati a crescere, avendo registrato nel 2010 una crescita pari all’1,7 %. Secondo l’ABI, l’acceso al credito delle aziende non finanziarie cresceva solamente dello 0,3 % nel 2011, dopo il minimo del -3,1 % toccato alla fine dello scorso anno. Questo non cambia lo stato di incertezza determinato dalla congiuntura economica che ancora fa sentire il suo peso sulle piccole e medie imprese.
Tuttavia, in tempi di crisi, sono proprio le imprese più piccole a subire per la maggiore stretta del credito che viene operata dalle banche: secondo i dati della Banca d’Italia, già dal 2006 i finanziamenti alle piccole imprese regustravano nette diminuzioni.
Come sempre le banche chiudono le porte alle Pmi, invece che dare loro fiducia ed aiutarle ad uscire dalla crisi. Le Pmi restano alla finestra a guardare mentre aumenta il credito al settore produttivo e alle imprese non finanziarie, che vivono così il momento di maggiore crescita finanziaria. Ma anche le Pmi costruiscono la ricchezza del nostro Paese e possono aiutarlo ad uscire dalla crisi.
Oggi le Pmi potrebbero riscattarsi grazie anche a una maggiore attenzione che le banche e le istituzioni stanno dimostrando nei loro confronti, consapevoli del ruolo cruciale che ricoprono per il nostro sistema produttivo. Ma l’accesso al credito per le Pmi è sempre un punto dolente. Fino all’anno scorso la stima delle aziende che avevano difficoltà ad accedere al credito era di 1 a 3, ma quest’anno siamo arrivati ad un’azienda su due.
L’indagine trimestrale svolta da Confcommercio – Imprese per l’Italia, realizzata in collaborazione con Format Ricerche di Mercato, dipinge un quadro fosco. Cresce del 7 %, nel 2011, il numero di imprese del commercio, del turismo e dei servizi che a fronte della difficile congiuntura economica non riesce a far fronte al proprio fabbisogno finanziario. Passano poi dal 33,1% dei primi tre mesi dell’anno al 40,5% di aprile, maggio e giugno quelle che sono riuscite a farvi fronte con qualche difficoltà, contro il 51,5% le imprese italiane che sono riuscite a farlo senza difficoltà (52,7% nel primo trimestre).
Nel secondo trimestre del 2011 il sistema di accesso al credito per le Pmi da parte del sistema bancario si è dimostrato ancora troppo rigido, le istruttorie sono troppo pretenziose e le pratiche vengono spesso negate. Nel migliore dei casi vengono concessi crediti inferiori a quelli richiesti dalle imprese in difficoltà, situazione che si verifica in media per una impresa su tre.
Nei tre mesi di riferimento dello studio si è notata la diminuzione del numero di imprese che hanno presentato richiesta di fido o hanno tentato la rinegoziazione di un finanziamento in essere: si è passati dal 25,7% del quarto trimestre 2010, al 24,0% del primo trimestre 2011, fino al 22,4% del secondo trimestre 2011.
Lo studio di Confcommercio fotografa anche un’altra faccia della medaglia: la propensione delle banche a concedere finanziamenti e prestiti solo a quelle imprese che rispetto al passato si dimostrano rafforzate nella propria solidità economica. Per queste Pmi, una volta superata l’istruttoria, l’istituto di credito è pronto a concedere anche importi superiori a quelli richiesti. In particolare, tra le imprese che si sono rivolte alle banche, il 55,8% (prima erano il 53,9%) ha ottenuto un prestito pari o superiore a quanto richiesto; il 17,3% lo ha ottenuto, ma con importi inferiori a quelli di cui avrebbe necessitato; il 12,3% ha ricevuto un rifiuto; il 5,9% é ancora in attesa di conoscere l’esito della propria domanda di credito; l’8,7% sta progettando di presentare una richiesta alla banca nel prossimo trimestre.
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