La concorrenza delle nazioni emergenti nell’economia globale sta mettendo in crisi molti settori dell’industria nel nostro paese e senza dubbio il tessile è uno di quelli che risente di più della concorrenza dei prodotti cinesi o comunque orientali, di qualità senza alcun dubbio inferiore, ma disponibili a un prezzo spesso irrisorio. Se a questo aggiungiamo che alcune zone del nostro paese si caratterizzano da tempo per lo sviluppo di questo tipo di lavorazione, il problema deve essere risolto in un modo o nell’altro.
Sicuramente il made in Italy deve puntare sulla qualità, cosa che ci contraddistingue da qualsiasi altra produzione mondiale, ma le prospettive non sono affatto buone.
Per Michele Tronconi, presidente di Sistema moda Italia, «Il peggioramento del tessile-pelletteria non lo attribuirei interamente alla congiuntura, ma anche alle banche. Con Basilea2 devono liberarsi delle sofferenze: hanno quindi accelerato il processo di passaggio dei crediti da incagliati a insolventi». A questo si aggiunge che che le vendite sono purtroppo in costante calo, soprattutto nei piccoli negozi, ancora Tronconi: «I piccoli negozi non pagano i fornitori e per questi si apre un problema di liquidità. Che le norme in vigore appesantiscono con l’anticipo dell’Iva, anche se i pagamenti s’incassano dopo 120 giorni».
Proprio per tutte queste ragioni per il settore per il futuro l’imprenditore spiega: «Spero in un “raffreddamento” delle insolvenze ma i dati a disposizione ci dicono che ci vorrà ancora del tempo».