I principali finanziamenti cui ci si rivolge sono normalmente quelli regionali, quelli offerti da banche e dalle camere di commercio alle start-up ed alle Pmi.
Pur rappresentando il 20% degli interventi totali, i finanziamenti regionali per le imprese sono spesso molto disordinate e aggrovigliate, tanto da risultare inefficaci sebbene la modalità di accesso sia più elastica di quella per i bandi Ue e per i contributi statali. Di norma le risorse – che attingono dalle casse nazionali e da quelle europee – sono distribuite attraverso due formule: interventi generalizzati per varie tipologie diversificate di investimento e rivolta ad un ampio bacino di imprese; interventi finalizzati con obiettivi specifici, come la ricerca e l’innovazione o la competitività delle imprese.
In entrambi i casi sono previsti finanziamenti in conto capitale e agevolati, spesso affiancati a un contributo a fondo perduto, oltre a contributi in conto interesse, crediti d’imposta, acquisizioni temporanee di quote di minoranza dell’azienda e voucher (soprattutto per attività formative e acquisizione di servizi).
Questi finanziamenti, di cui la maggior parte “a sportello” (cioè con scadenza a esaurimento delle risorse disponibili) sono erogati nel Centro-Nord. Di meno al Sud, dove dipendono in larga parte dalla programmazione comunitaria.
Esiste anche un’ampia serie di proposte fornite da soggetti privati, quali banche e Camere di Commercio, punti di riferimento per chi vuole creare impresa. A livello nazionale, con la firma del protocollo d’intesa tra Unioncamere e Comitato nazionale per il Microcredito, è stato creato un fondo di garanzia di 10 milioni di euro pensato per progetti di microcredito e microfinanza per start-up, le quali possono accedere a prestiti agevolati per somme fino a 25mila euro.
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