Si è svolta negli scorsi giorni a Brescia Exa, la più importante fiera italiana delle armi sportive, da caccia e per la difesa personale, che quest’anno è giunta al traguardo della 30sima edizione.Il comparto occupa all’incirca 4.500 persone (senza contare l’indotto), vale oltre il 70% dell’intera produzione europea e possiede una forte vocazione all’export, da cui si stima derivi circa l’80% del fatturato complessivo. Storicamente il centro della produzione italiana del settore è concentrato nella zona di Brescia e sulle sue montagne.
La crisi nel settore è stata forte e sembra non essere ancora passata completamente, come spiega Nicola Perrotti, presidente dell’Associazione nazionale dei produttori di armi e munizioni: «Nel corso del 2010 le vendite di armi italiane hanno subìto un calo che si aggira fra il 5 e il 10% rispetto al 2009, mentre quelle delle munizioni hanno toccato addirittura un -20%. Dai primi dati sul 2011 ci aspettiamo un andamento simile, almeno fino all’apertura della stagione venatoria il prossimo autunno».
Ciò che porta più preoccupazioni tra i produttori è però il mancato aumento della domanda proveniente da oltreoceano, dato che da soli gli USA assorbono oltre il 45% di tutte le armi esportate dall’Italia.
Un nuovo mercato in cui si potrebbe tentare la fortuna però c’è, come sottolinea Perotti «sono in calo le vendite di armi corte, sia per la difesa personale che per l’ordine pubblico, stabile quello dei fucili da caccia e da tiro. Puntiamo molto sui mercati emergenti, in primis la Russia, dove con l’aumentare delle possibilità economiche è salita la richiesta di manifatture di pregio».